Il contributo di
Gianni Bono
È stata una vita in punta di piedi quella di Gallieno Ferri, contraddistinta da grande garbo e condotta con pacatezza davvero unica. Con la sua morte, avvenuta lo scorso 2 aprile, il Maestro genovese lascia un vuoto difficilmente colmabile in tutti gli appassionati di fumetto che, da oltre sessant’anni, continuavano a essere affascinati dal suo tratto sinuoso ed elegante.
Ricordo il nostro primo incontro come se fosse successo ieri. Eppure è passato quasi mezzo secolo da allora. Era il 1970 e, da circa tre anni, assieme all’amico Nino Bernazzali, avevo dato vita a Comics World. Un po’ per volta, la mia passione per i comics statunitensi stava lasciando il campo ai fumetti di casa nostra. Fu così che decisi di intervistare Gallieno Ferri, aiutato anche dalla breve distanza tra le nostre abitazioni e stimolato dal fatto che, a quell’epoca, del “padre grafico” di Zagor nulla si sapesse.
Quando arrivai nella sua casa di Recco dovetti aspettarlo a lungo. Gallieno, infatti, oltre alla passione per il disegno, covava anche quella per gli sport nautici, e spesso trascorreva molte ore in mare.
Quello fu il primo di una lunga serie d’incontri, durante i quali ebbi modo di conoscere una persona a più dimensioni, amante del bello ed emanante egli stesso una bellezza spirituale che si traduceva in gesti di straordinaria serenità. Tra gli altri, ogni Natale non mancava mai di inviarmi una cartolina d’auguri. Poteva accadere che non ci vedessimo da mesi, ma quell’appuntamento era per lui imprescindibile. È questo aspetto che aggiungo al suo valore professionale, lo stesso che lo ha fatto amare da generazioni di lettori che hanno seguito la sua carriera professionale sulle immortali pagine dello “Spirito con la scure”.
Gianni Bono