Il contributo di
Marco Torricelli
1)
La domenica successiva alla nascita al cielo di Gallieno feci questo disegno che avrebbe dovuto avere uno scopo ben preciso, ma diverso da quello del contesto nel quale ora lo si vede. L'ho realizzato quasi senza pensare, lasciandomi trasportare più dai sentimenti piuttosto che dalla ragione, ed è riuscita un'immagine forse un poco mesta. Avevo trovato una foto di Ferri insieme a Moreno e mi pareva cosa buona ritrarli insieme. Il fatto che un grande del Fumetto ci avesse lasciati, era l'unica idea che in quel momento sentissi di seguire, ma pure era chiara in me l'idea che a lasciarci non fosse il suo spirito. Un eccezionale spirito percepito da chiunque lo avesse avuto vicino un solo istante. Così, in quei ricordi, uscì uno Zagor dai gesti simbolici e, in qualche modo, evocativi. L'atto suo è quello sia di voler posare sia di raccogliere la scure sulla o dalla pietra (sulla quale si vede il già utilizzato "BO", per Sergio), tenendo la mente, lo spirito e il cuore in Alto, dove senza dubbio Gallieno ora è.
2)
Il mio ricordo...
Al di là di quella artistica, la qualità che di Gallieno Ferri mi ha sempre colpito è stata la sua disponibilità a essere presente. Una presenza che favoriva "stabilità", ovvero un clima fatto di importanza, comunicativa, bellezza e bontà. In queste due foto si vedono distintamente due volti che per me evidenziano la sua personalità: la firma di un suo disegno realizzato per i collezionisti, che esprime l'impegno da lui posto in ogni sua creazione; e il sorriso aperto e sereno - alla mostra di Parma Fantasy 2011 -, di fronte al pubblico. Ho fatto con Gallieno due brevi viaggi in auto - guidava lui -, durante uno dei quali mi ha raccontato di sue avventure in canoa, giù per un fiume dalle cascate difficili, e sul wuindsurf, seguito da uno squalo! Ascoltavo e pensavo "Zagor... è lui!". Ci siamo visti e sentiti poche volte, ma sufficienti per sentire in me la mancanza della sua profonda umanità.