Il contributo di
Fabio Cenci
Dal profondo del mio cuore
Nonostante io sia zagoriano da circa 40 anni, faccio parte dell’eccezionale forum SCLS solo dal mese di marzo del 2016. Il primo fine settimana di aprile, che ho trascorso a Lucca in occasione della fieraCollezionando, è stato l’occasione per fare la conoscenza di molti forumisti e per condividere con loro e con alcuni autori le tematiche che mi sono care. Avrebbe potuto essere un week end indimenticabile e, fino alla sera di sabato, lo è stato. Poi, di colpo, il castello dei miei sogni si è sbriciolato, come una costruzione di fango e mattoni squassata da un violento terremoto. All’improvviso, vigliacca, è arrivata la triste notizia della scomparsa di Gallieno Ferri, che mi ha lasciato svuotato e incredulo. Sapevo che il Maestro di Recco, una delle persone più importanti nella mia vita, nonostante lo abbia visto una sola volta (nel 2012), era malato da alcuni anni e so bene che, tutti noi, su questa terra siamo solo di fugace passaggio, ma, nonostante ciò, il momento dell’ascesa alle celesti praterie di una persona che ha saputo segnare la mia esistenza come lui ha costituito un forte shock per me. Oltre a questo, sono stato molto colpito da alcune singolari coincidenze che, forse, tali non sono. Il trapasso di Gallieno è avvenuto proprio in uno dei giorni più zagoriani che si ricordino, mentre l’eroe, alcuni autori e numerosi appassionati erano al centro dell’attenzione e in cui, indirettamente, proprio il creatore grafico del celebre personaggio veniva omaggiato. Noi forumisti, circa 40 anime, siamo stati raggiunti dallo schiaffo in pieno volto mentre eravamo tutti insieme a cena, in una sorta di emulazione dei rendez-vous dei trapper di Darkwood, forse perché in questo modo avremmo potuto trovare conforto l’un l’altro. Infine, colpisce che il papà grafico di Zagor ci abbia lasciato proprio il giorno in cui usciva in edicola il nuovo numero della Collana Zenith, nella copertina del quale, evento raro, oltre all’eroe è presente anche il fido Cico. Quindi, una sorta di omaggio dei due pard all’artista.
Nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa del grande disegnatore ligure mi aspettavo che venisse omaggiato in maniera adeguata dagli organi d’informazione, ma così non è stato. Nonostante negli ultimi anni il mondo dei fumetti sia stato preso maggiormente in considerazione dai soloni che pontificano su televisioni, radio e giornali, non si è ritenuto doveroso dedicare un adeguato ricordo a un artista che ha lavorato con umiltà e amore per quasi 70 anni (gli ultimi 55 dei quali dedicati a Zagor), nel corso dei quali ha regalato sogni e indimenticabili momenti di relax a innumerevoli lettori e appassionati, appartenenti a più generazioni, i quali sono cresciuti, maturati e migliorati anche grazie a lui.
Agli occhi di molti la fama di una persona dipende fortemente dalla quantità di denaro che quest’ultima ha maneggiato e dal peso del potere che ha esercitato nel corso della propria vita.A me, invece, questi requisiti non ispirano alcuna forma di venerazione nei confronti di chi ne è portatore. I miei idoli sono altri. Uno di essi è appunto il caro Gallieno, che, nonostante non sia mai stato fisicamente a casa mia, compie la magia di entrarvi virtualmente ogni volta che mi immergo nella lettura di un albo meravigliosamente disegnato da lui o soffermo il mio sguardo rapito su una delle sue bellissime copertine, provando un senso di benessere assolutamente reale.
A proposito di quest’ultime, mentre scrivevo il mio articolodedicato alle cover degli albi a striscia di Zagor (pubblicato sul n. 12 della rivista SCLS Magazine Gold), che, di fatto, costituisce un’esaltazione della qualità del lavoro svolto dal grande disegnatore, pensavo che, una volta che Ferri lo avesse letto, mi sarebbe piaciuto molto cogliere l’occasione per incontrarlo una seconda volta e intervistarlo, per catturare le sue impressioni in merito e porgli qualche domanda di approfondimento su alcuni degli argomenti analizzati. Ebbene, tutto ciò non sarà più possibile e, ulteriore e assurda coincidenza (già…), Gallieno è scomparso proprio il giorno in cui, presso lo stand del forum SCLS allestito in quel di Collezionando, veniva presentato al pubblico il citato nuovo numero della rivista.
I comuni esseri umani hanno un modo solo per sopravvivere a sé stessi e per proiettarsi nel futuro dopo la loro dipartita: generare dei figli (ai quali, possibilmente, tramandare degli insegnamenti, dei principi, delle idee). Gli artisti, invece, sono più fortunati, perché possono lasciare alle generazioni future non solo l’eredità fisica, ma anche quella spirituale, costituita dalle loro opere, che possono essere continuamente ammirate.
Allora, allo scopo di ricordare e omaggiare Ferri, ho cercato una vignetta che da un lato mi stimolasse emozioni e ricordi e dall’altro fosse rappresentativa della sua arte. Per fare ciò, ho spulciato tutti gli albi di Zagor da lui disegnati dal 1961, anno d’esordio del personaggio, al 1973, anno di pubblicazione del 100° numero gigante, il celebrativo albo a colori intitolato Il mio amico GuitarJim. Potevo ispezionare più albi, teoricamente potevo spingermi fino alla storia del recentissimo nuovo ritorno del professor Hellingen, data alle stampe nel 2015, ma preferivo attingere a un serbatoio di disegni limitato ai primi anni della vita editoriale dell’eroe, nei quali la magica pennellata del Maestro ligure fluiva già esperta sul foglio di carta e le tematiche affrontate si dipanavano comunque su un ampio spettro di situazioni diverse. Cercavo una vignetta senza balloon, perché preferivo che fosse il disegno a parlare, nella quale il Re di Darkwood fosse nel pieno dell’azione. Gradivo che il quadretto eletto fosse carico di significati e di poesia e che provenisse da uno degli episodi-simbolo che, da bambino o poco più, mi avevano lasciato a bocca aperta e mi avevano fatto innamorare del giustiziere dalla blusa scarlatta. Inoltre, mi solleticava l’idea di operare la scelta da uno degli episodi pubblicati originariamente nel formato a striscia, visto l’argomento del citato articolo da me scritto per il magazine SCLS. Ebbene, tale vignetta l’ho trovata! Si tratta di un’immagine proveniente dal capolavoro nolittianoI ricattatori, la prima avventura di Zagor ambientata in città, a Chicago, nella quale, tra l’altro, esordisce uno dei character ai quali sono maggiormente affezionato e le cui apparizioni sono state, purtroppo, assai centellinate nel tempo: Raymond Dusmenil, il conte, caduto in disgrazia, di Lapalette. Nella vignetta in questione, resa epica dall’ambientazione notturna e dalla splendida luna piena che si staglia sullo sfondo, Zagor, la cui posa è estremamente plastica e suggestiva, lotta, all’interno di un parco cittadino che riproduce caratteristiche ambientali a lui familiari, contro uno degli sgherri del malvagio generale Blow. Gli attori che occupano la scena sono in ombra, ma lo Spirito con la Scure è facilmente riconoscibile sia per la caratteristica sagoma che, soprattutto, per la sua inconfondibile arma bianca. Insomma, una vignetta semplice, ma, nello stesso tempo, meravigliosa!
Chiaramente la scelta sarebbe potuta cadere su migliaia di altri disegni, parimenti meritevoli, vista la mole e la qualità delle tavole prodotte e l’eterogeneità delle situazioni rappresentate: paesaggi (di terra, d’acqua e di cielo), personaggi (amici e nemici, bianchi e pellerossa, uomini e donne), animali, battaglie, duelli, inseguimenti, spostamenti aerei (in particolare quelli dell’eroe, utilizzando come singolare veicolo le liane), mezzi di trasporto canonici, ecc.
Negli ultimi anni la mia vita ha imboccato una china tortuosa. Tutta la mia famiglia d’origine, i miei nonni, i miei genitori e mia sorella, posso andare a trovarla solo nella casa del silenzio, laddove hanno ormai preso dimora anche tutti i principali fari fumettistici che hanno illuminato e riscaldato la mia esistenza: Giovanni Sinchetto, Galep, Gianluigi Bonelli, Gino D’Antonio, Guido Nolitta e, ora, Gallieno Ferri.
Allora non mi resta che ripiegarmi su me stesso e consolarmi con gli affetti che mi sono rimasti e con l’inestimabile eredità che Gallieno e gli altri autori che prediligo mi hanno lasciato, fantasticando di un futuro e meraviglioso bivacco notturno in un’angusta grotta riscaldata da uno scoppiettante fuocherello e popolata da tutti i miei sogni…
Caro Gallieno, ti abbraccio con tutta la forza e il calore che albergano in me e ti ringrazio dal profondo del mio cuore per tutti i sogni che mi hai regalato e per quelli che continuerai ancora a offrirmi, fino a quando il succitato bivacco non prenderà vita.
Tuo Fabio Cenci (alias,Il sibilo della scure), uno dei numerosissimi eredi spirituali che hai sparso per il mondo.