Il contributo di
Giancarlo Berardi
Questo mese il mio pensiero va a Gallieno Ferri, il papà grafico di Zagor, mancato alcune settimane fa nella sua casa di Recco, a pochi chilometri dallo studio in cui scrivo.
Il mio legame con lui nasce nel 1961, quando ragazzino scoprii le prime avventure dello Spirito con la Scure. Una serie improntata all'Avventura classica, come ne esistevano tante all'epoca, che prendeva spunto dai film di genere. La sua peculiarità - decisamente innovativa - fu quella fi mescolare abilmente spunti trattati da filoni diversi: western, commedia, tarzanidi, e persino uno spruzzo di Horror. Storie oneste, dirette, che affascinavano per la loro semplicità, lasciando al lettore ampi margini di partecipazione fantasiosa ed emotiva. L'autore dei testi era un certo Guido Nolitta, più noto come Sergio Bonelli. Un gigante della sceneggiatura e dell'editoria, il nume tutelare del fumetto italiano.
Quanti pomeriggi trascorsi nel fienile dello zio Lorenzo, in provincia di Piacenza, dove passavo le vacanze estive, a immaginare la continuazione di vicende che rimandavano dolorosamente a una puntata successiva. La televisione aveva un solo canale a programmazione serale, il cinema costava, la radio infastidiva i militari: noi ragazzi ci rifugiavamo nei fumetti.
Anni dopo, quel materiale narrativo a cui si erano aggiunti libri, film, teatro, musica ed esperienze personali, divenne la base su cui costruii ka mia carriera di autore. Volevo raccontare agli altri le storie che mi sarebbe piaciuto leggere.
Nel 1974 iniziai la saga di Ken Parker, ed entrai in contatto con l'universo bonelliano. Data la vicinanza tra Recco e Genova, una sera Gallieno venne a casa mia per affidarmi una busta da consegnare alla redazione milanese, il giorno seguente. Lo ospitai nella mia cameretta-studio in essenziale stile svedese. Un uomo forte, ben formato, con un viso franco: lineamenti da protagonista fumettistico o da eroe filmico. Si sedette sul letto e osservò i quadretti appresi alla parete tra cui alcune strips di Alex Raymond, Al Williamson, JoeKubert. Pensò che si trattasse di fotocopie. Gli spiegai che mi erano state regalate durante le mie permanenze negli Stati Uniti, e lui mi guardò meglio, con espressione d'infantile curiosità. Mi confidò che considerava Raymond il suo maestro, e gli brillavano gli occhi mentre lo diceva.
In seguito avemmo molte altre occasioni d'incontro, durante fiere, cene, o mostre varie. Il piacere di rivederci era reciproco e lo dimostravamo con lunghe e virili strette di mano. Quel suo modo umile e disponibile verso gli altri era un passaporto per la simpatia - un tratto del carattere che lo avvicinava a un altro personaggio straordinario del nostro ambiente: Aurelio Galleppini, il disegnatore di Tex.
Due gentiluomini di un mondo e di un fumetto che si va perdendo.
Uno del leit-motiv tra Gallieno e me era che avrebbe voluto regalarmi una tavola originale di Zagor, ma non ci fu mai l'occasione, e io non lo cercai, per una forma di timido rispetto. E poi, ogni tanto, negli ultimi anni, la minaccia che mi terrorizzava: "Uno di questi giorni salto in canoa e vengo a trovarti a Nervi!". Benché ancora robusto e atletico, Gallieno aveva già superato gli ottant'anni. "Noo" dicevo io, "prendi il treno, fammi la cortesia!".
Ora è partito per un viaggio molto più lungo, senza ritorno. Ma, privilegio riservato a pochi, ha lasciato dietro di sé una scia di stima e di affetto, nonché un'opera che continuerà ad affascinare e divertire i lettori del futuro.
Buon viaggio, Gallieno.