Il contributo di
Andrea Nespoli
Ho conosciuto Gallieno su una diligenza che percorreva sobbalzando la polverosa pista per Union Town.
Era il Settembre del 1975.
A bordo c’erano un uomo intento a leggere, una signora anziana che lavorava a maglia, un messicano pacioso e il suo compare, un personaggio dalla strana casacca.
Mia madre mi aveva chiesto un giorno quale dei vari giornali esposti nell’edicola volessi leggere. Dovevo ancora compiere 8 anni, ma da tempo sfogliavo con gusto i fumetti.
Quella volta non ebbi dubbi: indicai un giornaletto con il disegno di un uomo fiero e atletico, che si stagliava su uno sfondo drammatico e scrutava diritto davanti a sé. La figura emanava una potenza magnetica.
All’interno, trovai una storia bellissima e appassionante, ma con mia sorpresa il protagonista era diverso. Sì, si chiamava proprio con quello strano nome del titolo, ma non era lo stesso, il disegno era bello ma in qualche modo differente. Non era quello della copertina.
Lessi con passione e quindi arrivai alla storia successiva. E lì mi apparve lo Zagor della copertina e, stando semplicemente seduto, tranquillo e sicuro di sé, attirò subito la mia completa attenzione e ammirazione. Pur essendo lo stesso dell’avventura precedente, quel volto mi pareva emanare un aura diversa, più rassicurante e autoritaria, forte e allo stesso tempo gentile. Allora non ne potevo essere conscio, ma era appena iniziato un sodalizio che sarebbe durato fino all’altro ieri, fatto da più di quaranta anni di disegni.
Volli l’albo successivo e poi quello dopo ancora, per vedere come finiva la sfida con lo sbruffone che si definiva Super Mike.
Poi ci fu il terribile druido, e quindi lo scienziato pazzo e tanti altri.
Da allora ho vissuto tante storie, a volte con Gallieno e altre con i suoi colleghi. Ma vedere Zagor sulle tavole del Maestro era sempre un qualcosa di speciale. Una questione di imprinting primordiale.
Sono, come tanti, debitore nei suoi confronti, felice di aver vissuto le sue storie con la stessa passione che lo animava quando le dipingeva con il suo magico pennello.
Zagor è immortale, come lo sarà il ricordo di Ferri.
Un grande grazie e Buon Vento, Maestro.
Bologna 12 Aprile 2016
Andrea Nespoli
(Ilguardiano)