Il contributo di
Raffaele De Falco
Gli amici del forum SCLS mi hanno chiesto di mettere su carta un pensiero per salutare il maestro Ferri che ci ha lasciati e mettermi al computer per dedicare uno scritto al maestro Gallieno Ferri, in tutta sincerità, non è stato facile per la quantità di ricordi, situazioni ed emozioni che sono affiorati alla mente.
Il mondo delle pagine disegnate è un microuniverso dove tutto è interconnesso, dove per una strana alchimia tutti, dagli autori ai lettori, dai protagonisti agli anonimi fruitori sono in qualche modo legati con un invisibile filo che unisce il singolo a ognuno dei protagonisti e viceversa. Questa sentita appartenenza fa sì che quando ineluttabilmenteun filo si spezza il dolore di questa lacerazione è avvertito da tutti con la stessa intensità. Sergio Bonelli parlava dei componenti di questo mondo e si rivolgeva a essi come agli elementi di una famiglia e, ogni qualvolta un individuo, un pezzo, di questa famiglia lasciava questa “valle di lacrime”, alla tristezza per la dipartita si aggiungeva il rammarico che fuori dalla “famiglia” la cosa lasciava indifferenti, se non incuranti! Oggi non è più così, il fumetto ha ottenuto la dignità che merita e, con essa gli autori, la considerazione che gli è dovuta. Ferri ha ottenuto grandi attestati di stima da parte di tutti per quel che è stato, per quel che ha dato e per quello che rappresenta: un grande esempio di bravura tecnica e soprattutto di sincera umanità.
Faccio parte di questo fantastico mondo delle nuvolette ormai da tanto tempo e, avendo lavorato organizzando eventi, mostre (l’ultima è stata proprio dedicata a Zagor con grande successo in quel di Cosenza) e da sempre scritto di fumetto, per forza di cose mi trovo a conoscere personalmente gran parte dei protagonisti di questa forma d’arte che tanto ci appassiona. Per tale appartenenza, mio malgrado,ho vissuto nel tempo recente come nel passato vari eventi luttuosi per i quali mi sono stati chiesti degli articoli in merito,ma pur dolente e dispiaciuto ho sempre respinto! E questo non certo per arroganza, ma perché a causa del lavoro che svolgo come Medico dell’Emergenza ho uno strano rapporto con la morte! Ci vivo fianco a fianco, tanto che ormai mi ci sono così abituato che non mi fa più paura e, anzi, la sfida è di “buggerarla” quanto più è possibile togliendogli da sotto la falce qualcuno che ritiene ormai già di sua proprietà! Per questo alla lunga il termine di una vita diventa un momento del ciclo naturale di ognuno che però di riflesso, come “l’altra faccia della medaglia”, comportaun amplificato dolore quando il passo è segnato da persone care e si passa dal rispetto verso una vita che giunge al termine all’insostenibile strazio di una perdita personale. Per questa ragione ho sempre rifiutato, temendo di apparire troppo “freddo” nel primo caso e troppo “piagnone” nel secondo. Solo in due occasioni, prima d’ora,avevo dunque accettato di esternare parole dedicate a chi ci aveva lasciato in quel momento. È successo solo con Paolo Ferrari e Sergio Bonelli, due persone cui sono stato legato da fraterna amicizia per lunghissimo tempo e per le quali, pur straziato nell’animo, in quel momento ho aperto il cuore e condiviso parole e dolore con chi come me era legato da sentimenti verso queste persone. Oggi mi ritrovo qui,nella medesima condizioneper il Maestro Ferri!
Con Gallieno non avevo la stessa stretta confidenza che avevo con Paolo e Sergio, ciononostante ho verso di lui una cara amicizia e un grande debito di riconoscenza per quello che ha rappresentato per me soprattutto attraverso i personaggi cui ha dato luce e vitalità, personaggi che sono stati compagni di crescita per me e per milioni di appassionati per cui l’invito di Stefano Bidettinon può essere ignorato.Non posso chiudere la porta ai ricordi e non evocare le atmosfere che richiamano alla memoria il mio rapporto con l’arte e l’uomo che è stato Gallieno Ferri per offrirgli un tributo e un ultimo saluto.
L’ho conosciuto, il maestro, da timido ragazzino. Prima attraverso le pagine di Zagor, (io che, lo sanno tutti, sono un texiano doc dalla prim’ora) apprezzavo tantissimo la “leggerezza” delle sequenze cichiane e l’avventura “semplice e lineare” delle storie dello Spirito con la Scure. Avventure disegnate con quello stile unico, magnetico e affabulatore, particolare, forte e delicato, un disegno contenente quel quid che non aveva riscontro in altri pur bravi autori, uno stile capace di proiettarti in mondi fantastici generati dalle più varie fantasie facendoteli percepire come più reali della realtà!Ho cominciato a leggerlo insieme a una miriade di altre testate a casa dei nonni e a collezionarlo quando adolescente e già lettore e collezionista di Tex e Supereroi Corno trovai al "Tabacchi &Giornali" dove mi rifornivo di albi a fumetti una pila di Zagor Zenith“usati” di una trentina di pezzi,dal n.135, venduti a metà prezzo. Fui colpito dall’intrigante e affascinante copertina di“Angoscia!”una copertina che lasciava presagire all’interno un’avventura intrisa di atmosferetrasudanti mistero, paura e drammaticità. Attirato come una falena dalla luce ne comprai alcuni e ricordo lucidamente che, andato a casa, li divorai letteralmente nella metà del tempo che impiegavo per leggermi i Tex! Mi piacquero così tanto (era un ciclo di storie memorabili: “Indian Circus”, “Zagor contro il vampiro”, “Odissea americana”, “Libertà o morte”…) da lasciarmi quasi intontito eirresistibilmente desideroso di soddisfare la curiosità di “vedere come va a finire” una storia (“Acque misteriose”) che si era interrotta e continuava nel numero successivo. Ritornai dal tabaccaio, lo pregai,da ragazzino mortificato dal non avere i soldi per poterli comprare subito tutti, di tenermi da parte il resto della piletta che ho comprato a piccoli blocchi di 4-5 numeri a settimana!
Al tempo gli autori dei disegni non erano accreditati sugli albi,né le copertine portavano la firma, ma distinguevo benissimo le varie mani che disegnavano Zagor e, soprattutto, era palese che chi avesse disegnato il primo albo che avevo comprato, “Indian Circus”, fosse l’autore anche delle copertine che per me erano come i poster dei Film!Pochi anni dopo ho conosciuto Sergio Bonelli e Galep e ricordo di essermi incuriosito dopo aver incontrato Galep su come potesse essere fisicamente il copertinista di Zagor! Immaginavo mille volti e svariate tipologie fisiche, allora non c’era Internet né riviste del settore, né foto che girassero. L’unico modo per vedere i nostri idoli era quello d’incontrarli di persona a qualche rara mostra del fumetto. Sicché, appena seppi che c’era una mostra in un comune dell’hinterland napoletano dove la guest star era proprio Gallieno Ferri, “l’autore di mitiche storie e copertinista di Zagor”, feci di tutto (anche un certo numero di km a piedi!) per andare a conoscerlo e vedere com’era la persona che creava il mondo dello Spirito con la Scure che continuava ad appassionarmi così tanto.Ricordo l’ansia e l’aspettativa che mi assalirono quando davanti all’entrata della mostra vidi un grande poster sul quale il Vesuvio eruttava fumetti e tra questi la plastica figura di Zagor che si tuffava nel golfo di Napoli, in pratica negli occhi del lettore, (ho rivisto con piacere a distanza di tanti anni questo poster su una parete dello studio di Ferri). Nell’occasione ho vinto la mia timidezza, mi sono avvicinato e presentato a Ferri che, nella sua atletica figura, sembrava più il fratello di Zagor che il suo disegnatore! Guardavo lui e vedevo i modi e le espressioni di Zagor, un effetto incredibile; pacato e sereno era lì a disposizione del pubblico, a un metro di distanza. Mi ha visto davanti a lui paralizzato come una statua di sale e ha rotto il ghiaccio chiedendomi da dove venivo.Con voce tremula gli ho raccontato delle peripezie fatte per essere lì in quel momento. Siamo stati a parlare della passione per i fumetti, degli studi, delle aspirazioni, dello sport… e alla fine, con un compiaciuto sorriso, mi ha detto che la mia fedeltà e intraprendenza andavano premiate, in pochi attimi ha tirato fuori un cartoncino e vi ha disegnato uno splendido Zagor porgendomelo con uno …"spero che ti piaccia"! E la raccomandazione …”continua a leggere i fumetti". Sono stato con gli occhi sgranati mentre lo vedevo disegnare e sono rimasto inebetito quando me lo ha donato precipitando, per non so quanto tempo, in una specie di estasi! Sono tornato a casa con il sorriso stampato in faccia e il deciso proposito, appena mi fosse possibile, di chiedere al mio amico Sergio (al tempo non sapevo che fosse lui il Nolitta dei testi di Zagor!) qualcosa in più su quell’artistache mi era parso subito “un gigante” sia nei modi sia nell’arte.
Ne abbiamo parlato, in seguito, in più occasioni, dove il sottoscritto si complimentava per il lavoro dei due autori di Zagor, il disegnatore Ferri (per l'appunto) e quello delle storie, il tal Nolitta. Sino a che, in occasione di una lontana fiera a Lucca, ci siamo visti tutti e tre passando un’indimenticabile serata e, dopo diversi aneddoti, a patto che lo tenessi per me, in una divertita complicità, i due rivelandomi che Nolitta era Sergio mi parlarono del sodalizio artistico e dei primi “eroici” tempi della testata.
Da allora con Gallieno di tanto in tanto ci si sentiva per interviste, auguri o semplicisaluti e la parola che ho da sempre associato al suo nome, ogni qualvolta lo sentivo, è stata “Rispetto”. Già, l’ho seguito per tanto tempo in quanto appassionato e come addetto ai lavori e mi sono reso conto da subito che lui è stato un tutt’uno col suo eroe, col suo lavoro e l’ha fatto rispettando personaggi e lettori,passione e professione,nel modo più nobile del termine, dando sempre il massimo di se stesso. Non esistevanoun“Ferri disegnatore” e un“Ferri uomo”, esisteva un’unicaimmensa persona che racchiudeva in sé un intero universo per il quale ha vissuto fino all’ultimo e del quale ha fatto partecipi tutti noi appassionati lasciandocelo in eredità. Un mondo in cui possiamo ritrovarlo e in cui specchiamo noi stessi ogni volta che vogliamo, da qui all’eternità.
Grazie Gallieno
Raffaele De Falco